mercoledì 9 marzo 2016

#2 CANONI: GEOMETRIE ORGANICHE

Come scrive E. Panofsky nel suo testo seminale La storia della teoria delle proporzioni del corpo umano come riflesso della storia degli stili, contenuto nel volume Il Significato delle arti visive, Einaudi, 1965, "Se, considerando i vari sistemi di proporzioni a noi noti, ci sforziamo di intenderne il significato più che le apparenze esteriori, se concentriamo la nostra attenzione meno sulla soluzione raggiunta e più invece sul problema posto dai vari sistemi, questi finiranno per rivelarsi a noi come espressione di quella stessa «volontà artistica» (Kunstwollen) che si è realizzata nelle architetture, nelle sculture e nei quadri di un certo periodo o di un dato artista. La storia delle proporzioni è un riflesso della storia dello stile.(...)".
Canone Paleolitico 
E' un canone  che vede la luce 30.000 anni fa.  Non ha supporti proporzionali ma segue una  regola puramente geometrica, ovvero il disegno della losanga ottenuta dal triangolo e dal suo ribaltamento simmetrico, che coincide con le prominenze biacromiale e bitrocanterica.   

Venere dai Balzi Rossi, (Liguria), frontale, in steatite, Saint Germain an Laye 
Venere dai Balzi Rossi, (Liguria), frontale , in steatite, Saint Germain an Laye 


Venere Willendorf( Bassa Austria) , in calcare, Vienna Naturhistorisches Museum
Arte dell'antico Egitto: un sistema rigido di proporzioni
Nella  cultura dell'antico Egitto, (ma anche, per certi versi, nell'Asia e nella Grecia arcaica) tutta protesa verso un ideale utopico di perfezione socio-religiosa, il canone di rappresentazione del corpo si trova al di fuori del mondo individuale, deve esser universale e oggettivo, appartenere all'eterno e all'infinito, al mondo dei vivi come a quello dei morti. Si tratta di un canone caratterizzato dalla semplicità delle forme, dalla fissità dello sguardo e dalla bidimensionalità, in assenza della terza dimensione, della profondità e dello scorcio.
Si assiste, nell'arte Egizia, alla prima comparsa di un Canone o Regola o misura, che assume ben presto due fisionomie distinte: una misura matematica e una misura antropometrica. Il primo canone matematico si fonda su un numero oggettivo come unità di misura e genera l'immagine geometrica del triangolo rettangolo, ritenuto sacro in quanto avrebbe rappresentato, come scriveva Plutarco, con i suoi tre vertici le tre divinità, Osiride, Iside e Horo: si trattava di un particolare triangolo rettangolo che serviva per misurare la terra, mediante una corda suddivisa con nodi in 12 parti o Cubiti: il triangolo ottenuto aveva  lati  che misuravano rispettivamente 3 (cateto minore), 4 (cateto maggiore) e 5 cubiti (l'ipotenusa). Il  triangolo con lati di lunghezza 3, 4 e 5 era un triangolo rettangolo; la sezione diagonale delle piramidi ha la forma di due triangoli affiancati con lati di tale lunghezza. 
Il canone umano nasce successivamente e varia invece secondo le opportunità e secondo le epoche e si fonda su una teoria delle  misurazioni che consente di fissare in rapporti matematici le parti che si intendono rappresentare.
Il canone Egizio fissava l'unità in base alla lunghezza del Piede, traducibile in cm 29,6. I relativi multipli erano il Cubito normale (un piede e mezzo), il Cubito Reale (circa il doppio del piede) il Fathon (4 cubiti). Sottomultipli erano il Palmo (1/4 di piede) e il Dito ( 1/24 di Cubito).
Scrive Panofsky: " I movimenti delle figure non sono organici, ma meccanici, consistono cioè in semplici spostamenti delle posizioni delle singole membra, che non interessano né la forma, né le dimensioni, del resto del corpo (...). Tanto la pittura che il rilievo rinunciarono a quell'apparente estensione del piano nella terza dimensione, che è necessaria per realizzare il naturalismo ottico (..). Tutto avviene sul piano geometrico, e tutto il corpo viene trattato in modo da presentarsi in una proiezione totalmente frontale oppure di profilo. Nella pittura testa e fianchi sono di profilo, torso e braccia di fronte, mentre nella scultura i blocchi nei quali sono scolpite le singole parti del corpo sono blocchi separati, e ciascuno con il proprio canone.”

Le fonti che costituiscono materiale attendibile per la definizione del canone egizio derivano da tracce pittoriche o scultoree, residui o frammenti di papiro, come nel caso del disegno preparatorio di uno scultore egizio che illustra il metodo di lavoro mediante la griglia quadrettata, con la sottostante trama geometrica che condiziona la composizione e che deriva dai canoni delle tre figure diverse che formano la sfinge (ogni figura ubbidisce al proprio canone: una quadrettatura e dunque una proporzione per il corpo del leone, una per la figura umana della piccola dea, una terza per la testa umana). Il metodo dello scultore è simile a quello del costruttore di una casa. Si veda la figura qui di seguito: 

Disegno preparatorio per sfinge di scultore egizio
Canone egizio
Tavoletta da disegno di legno, ricoperta di gesso  - Nouvel Empire -
La differenza tra la quadrettatura egizia e quella dei moderni consiste nel fatto che i secondi partono da un disegno libero che viene quadrettato per adattarlo a nuove misure, mentre nell'arte egizia il quadrettato è costruttivo, ovvero precede il progetto e ne determina le forme, passando sempre per punti fissi del corpo umano: la caviglia sulla prima linea orizzontale, il ginocchio alla sesta, le spalle alla diciottesima, etc. Oppure, ancora, in una figura nell'atto di camminare, il passo era di 10 unità e mezza da una punta del piede a quella dell'altro,  mentre un figura era ferma se la distanza era di 4,5 o 5,5 unità.
Il loro stile dunque, come sottolineava ancora Panokfsy, mirava a ciò che è costante, non mutevole,  un corpo morto che attendeva di tornare in vita.

Il canone Greco e il movimento organico 
Da Erodoto si apprende che "Gli Egiziani furono i primi ad inventare i nomi delle dodici divinità che da loro derivano i Greci, e a consacrare altari e statue e templi, e che per primi scolpirono figure in pietra, (...) Il dio Shou, figlio di Ra e di Hathor, identificato dai Greci con Eracle o Ercole (...). Del resto dall'Egitto vennero all'Ellade i nomi di quasi tutti gli dei, Horus, il figlio di Osiride, quello che i Greci chiamano Apollo (...) etc.  Gli Egiziani furono i primi a introdurre le grandi feste nazionali, le processioni e le supplicazioni e da loro le imitarono i Greci (...). Credo che qui (in Egitto) abbia avuto origine la geometria che poi passò in Grecia".
Quindi con molta probabilità i Greci derivarono dagli egiziani la scienza della misurazione (della terra, geos-metros), ovvero il sistema di misurazione delle cose.  Ma, mentre l'antico Egitto negava ogni soggettivazione delle proporzioni umane, la Grecia antica consentiva all'artista libertà di variazioni, all'interno di un concetto che ruotava intorno all'idea del Bello. L'arte classica greca  si occupò dei mutamenti:  ovvero di come il movimento organico muta le dimensioni delle parti del corpo, e di come la visione provoca uno scorcio nella costruzione della figura, e infine, delle impressioni ottiche.
La civiltà greca studiò e diffuse l'immagine del nudo attraverso le arti plastiche e pittoriche, collocando statue nei punti più importanti della vita associativa e anche l'architettura e l'urbanistica si appropriarono dei canoni delle proporzioni umane e delle regole, perciò ogni progettazione si concretizzò secondo un rapporto armonico commisurato al corpo umano.
La Grecia abbandona subito l'idea di costruire il corpo ideale secondo un modulo preesistente, divino e assoluto, preferendo, piuttosto, il risultato delle corrispondenze esistenti tra le membra e tra queste e l'intero corpo. 

Canone Greco: Età Cretese (VII sec. A.C.) Canone Dedalico
Il Canone Cretese nasce per opera del leggendario Dedalo, scultore e architetto, che lavorava a Creta nel II Millennio A.C. Successivamente,  nel  670 circa, due Dedalici (seguaci del suo canone),  Dipeno e Scilli, diffusero il suo stile in Grecia e nel Peloponneso.
La figura umana ha un'impostazione geometrica  che valorizza la frontalità,  le forme plastiche e le proporzioni: si possono leggere sulla figura le linee del petto, della cintura e del fianco per il maschile, e quella del chitone chiuso e dei seni per la figura femminile (la faccia, dal mento ai capelli è unità di misura del corpo che misura 7,5 facce). Le figure sono inizialmente immobili, ieratiche, ma già nel VI secolo i cretesi iniziano a considerare il corpo in movimento.
Gli artisti greci non partono da un reticolo costruito meccanicamente, dentro a cui adattare la figura, ma partono dalla figura umana, organicamente differenziata in torso, membra e parti delle membra, ciascuna organizzata secondo il movimento della figura .
Dama  di Auxerre, pietra calcarea, 645-640 aC. Louvre

Taurocatapsia, Il salto del toro, (1700-1400 aC.) Museo Heraclion
 Perseo e Medusa Tempio di Selinunte - Sec.VI aC
I KOUROI arcaici:
tra il VII e il VI secolo si diffonde il modello del  Kouros, giovane bel ragazzo, con testa eretta, capelli raccolti in treccine, mani tese sui fianchi, pugni chiusi, passo che avanza. Prendono forme diverse secondo tre diverse scuole: dorica, ionica, attica. 
 Polimede di Argo, i gemelli Cleobi e Bitone, scuola dorica, 
collocati originariamente presso il tempio di Apollo a Delfi , VI sec AC

Kouros di Milo, Scuola Ionica , VI sec AC

Kouros di Kroisos, Scuola Attica VI sec AC
Il Canone di Policleto nel V secolo A.C.
Plinio scriveva che "Policleto di Sicione(480), allievo di Agelados, fece il Diadumeno, figura effemminata di giovinetto, e così pure il Doriforo, (o portatore di lancia ndr. ) figura di ragazzo già virile d'aspetto. Compose inoltre quello che gli artisti chiamano Canone, cercando in esso, come in una legge, le regole dell'arte, ed è ritenuto l'unico ad aver teorizzato l'arte con un'opera d'arte."
Scriveva Galeno, medico e filosofo del II sec dC. in Placita Hippocratis et Platonis, V, 3, "Crisippo.... afferma che la bellezza non risiede nei singoli elementi ma nell'armoniosa proporzione delle parti, nella proporzione di un dito rispetto all'altro. di tutte le dita rispetto al resto della mano, del resto della mano rispetto al polso, di questo rispetto all'avambraccio, dell'avambraccio rispetto all'intero braccio, infine di tutte le parti a tutte le altre, come è scritto nel canone di Policleto". Il Doriforo ispirò a Policleto il trattato teorico perduto intitolato il Canone nel quale spiega le sue regole. Scrive Plinio nel suo Naturalis Historiae che “si ritiene che Policleto avesse scritto un sommario di quella scienza e che avesse insegnato la toreutica (arte di lavorare il metallo) così come Fidia gliela la aveva insegnata. Caratteristica  sua ė di aver inventato che le statue insistessero su una sola gamba; tuttavia Varone dice che esse sono quadrate e quasi secondo un unico modello”.  
Attraverso molte  copie delle statue, diversi archeologi si sono impegnati nel decodificare i dati canonici delle statue di Policleto di Argo, che, insieme a Mirone e Fidia, forma la triade dei grandi scultori del V secolo. In particolare si è studiato il rapporto aureo tra le parti, che esprimerebbe una applicazione del concetto di bellezza proporzionale tra le parti e il tutto sviluppatosi successivamente nell'arte occidentale.
Ma anche la postura a "contrapposto".
Alla base del canone di Policleto c'era il principio di organica differenziazione, unito al metodo dell'osservazione diretta, e al primato della visione.
Come ci tramandò Vitruvio, autore romano vissuto nel I sec. A.C. del De Architectura, scitto nel 15 A.C., la teoria estetica si basava  in Grecia su tre concetti: Simmetria, Proporzione, Euritmia.
Simmetria: elabora il principio estetico fondamentale per cui una "appropriata armonia che emerge dalle membra dell'opera stessa e la corrispondenza metrica che risulta dalle parti separate in rapporto all'aspetto dell'intera figura" (Vitruvio). Reciproca relazione tra le parti ed il tutto.
Proporzione è la coordinazione metrica generale, mediante una unità di misura che può essere applicata al tutto: il modulo assunto praticamente dall'artista o dall'architetto per metter in pratica la simmetria.
Euritmia  è un insieme di analisi percettive e correttivi ottici applicati dalle proporzioni, agli scorci e alla simmetria: un punto di vista oggettivo corretto dalle alterazioni soggettive. Il sistema di correttivi ottici comprende per esempio il rafforzare le colonne angolari dei templi peripteri, le quali, a causa dell'irradiazione, apparirebbero più esili delle altre.
Nei canoni di rappresentazione del corpo nell’arte greca le opere scultoree e pittoriche vivono in un emblematico equilibrio tra naturalismo e idealismo . 

La sezione aurea, inizialmente studiata dai greci, fu poi reintrodotta in Europa durante le crociate e poi studiata da Piero Della Francesca (De corporibus regolaris) e divulgata ne Rinascimento soprattutto ad opera di Luca Pacioli (De Divina proporzione, opera a tutti gli ingegni perspicaci curiosa e necessaria). Fu studiata e cercata in natura soprattutto come rettangolo aureo (rettangolo formato da un segmento e dalla sua sezione aurea). La sezione aurea di un segmento consiste in una porzione di quel  segmento che è media proporzionale fra tutto il segmento e la parte che resta. Ovvero, dato un segmento c,  il segmento a ne è la parte aurea c:a=a:b, ovvero è medio proporzionale tra l'intero e la parte restante.  E il rettangolo costruito con a e c è un rettangolo che dicesi aureo. Per determinare geometricamente la sezione aurea di un segmento si può seguire questo  tutorial. Qui in basso si vede invece la costruzione di un rettangolo aureo, partendo da una misura a
quadrato aureo 
sezione aurea (il rapporto è sempre 1.618)
Applicazioni della sezione aurea sul Doriforo  

 Policleto Doriforo, copia romana in marmo della statua originale greca in bronzo, andata perduta. Al Museo di Napoli



Partenone aureo 
Canone Greco, Età ellenistica (IV sec. A.C.) Canone di Prassitele 
Conosciamo il canone di Prassitele  tramite gli studi di Lisippo, suo allievo: Prassitele, ateniese e figlio d'arte, seguace delle dottrine estetiche platoniche,  fu autore di statue  famose per l'equilibrio euritmico impresso alle forme e alle proporzioni. Il suo canone proporzionale è testa-corpo=1-8, ovvero il tipo longilineo,  e sceglie una biotipologia femminile che diventa riferimento, come modello di bellezza, nei secoli successivi. Le sue statue levigate sono spogliate dell'idealizzazione policletea e assumono espressioni più verosimiglianti, come ad esempio la bocca con labbra carnose e pronunciate . L’impostazione non è più ferma, verticale, ma crea linee sinuose e spesso l’asse delle figure , che necessitano di un appoggio per sostenersi, cade fuori dal loro centro di gravità. Non personaggi eroici, ma atteggiamenti intimi, con panneggi morbidi e leggeri. 
Lisippo: "di lui si dice che contribuì moltissimo al progresso della statuaria curando il particolare dei capelli, facendo la testa più piccola rispetto agli antichi, il corpo più snello e asciutto in modo che le sue statue sembrassero più alte... egli osserva la simmetria con grandissima diligenza, sostituendo un sistema di proporzioni nuovo mai usato alle statue quadrate degli antichi; egli ripeteva a tutti che gli antichi rappresentavano gli uomini quali sono, lui invece , quali sembrano essere"(Plinio). 
La sua scultura più famosa, l’ Apoxiomenos, l’atleta che si deterge con lo strigile, è la prima scultura pienamente tridimensionale della statuaria antica, concepita per essere vista da più punti e non solo frontalmente, che occupa lo spazio in modo naturale, con posizione instabile, con forte carica di movimento interno. 

Prassitele, Afrodite Cnidia, 360 ca AC, Copia romana Musei Vaticani 

Lisippo, Apoxiomenos, copia romana del I sec. Museo Pio Clementino,  Roma 
Prassitele, Hermes
Leocares, Apollo del Belvedere, copia romana da bronzo greco, Musei Vaticani 

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