venerdì 29 aprile 2016

FLUIDENTITÀ

Il corpo è luogo di continua rinegoziazione dell'identità, se non di aperto conflitto.  Dunque l'identità non è mai una forma stabile: la riconosciamo attraverso determinate posture, atteggiamenti espressioni che determinano la morfologia di un corpo conosciuto. Riconosciamo un certo modo di camminare, di vestire gli indumenti,  di abitare lo spazio e muoversi tra le persone conosciute e non, sperimentando  diverse forme di relazione sociale, a seconda del sesso, dell'età, del luogo o ambiente culturale o naturale dove si vive.


VIBEKE TANDBERG (norvegese)



TANDBERG wineke, Living together _8, 1996, fotomontaggio



TANDBERG wineke, Living together _12, 1996, fotomontaggio



TANDBERG wineke, Living together _7, 1996, fotomontaggioì



TANDBERG wineke, Living together _21, 1996, fotomontaggio

Living Together, 1#, 2# etc 1996
Lavora su finte gemelle, esplora criticamente il ritratto fotografico. Le sue foto sembrano, ma non sono, semplici scatti fotografici. Si tratta infatti di artefatti finzionali, attentamente elaborati. Infatti ha usato una combinazione di foto convenzionali e di tecnologia digitale, per costruire famiglie inesistenti. La chiave è nella nostra percezione di spettatori, disposti a credere che la fotografia agisca in qualche modo come conferma della società, come rito sociale  che “cattura” le storie delle famiglie.

NIKKI S. LEE, (coreana nata a NY)
Nikki S. Lee, Senior Project, 14, 199
 Nikki S. Lee, Hispanic project,  1998



Nikki S. Lee, Drag queen project,  1997


Hispanic project,
Senior project...

I suoi sono progetti identitari. Come immigrante, impara velocemente come infiltrasi in innumerevoli situazioni diverse. I suoi progetti, di chiaro  stampo antropologico, includono "apparizioni" nelle vesti di una  punk, di una anziana signora,  di una studentessa coreana, di una yuppie o di una spogliarellista. Non entra solo nella parte, ma si modifica, si trasforma con molta attenzione per settimane, per entrare perfettamente nel suo nuovo ruolo.
Lei stessa dice: «il soggetto del mio lavoro è la mia identità e le mie performance creano i diversi personaggi che compongono un’identità. Questo progetto non è una ricerca di identità, ma è piuttosto una dimostrazione di come diversi personaggi possono coesistere in una sola identità».
Si insinua all’interno delle comunità,  mimetizzandosi come una antropologa, entra e trasforma davvero se stessa, al fine di rendere perfetto il suo personaggio. La tematica è occidentale, ma il lavoro, la modalità con cui è orientale, dice Hoffmann, e si comporta come unʼentità fluida, nel senso orientale del termine.
Non gioca, come invece fa invece la Sherman, con l'assunzione di diverse identità e gli stereotipi femminili, ma con le complicate identità fittizie che ella stessa crea. Entra ed esce dai "gruppi culturali". Sfruttando la famigliarità del pubblico con gli scatti fotografici, in questo tempo in cui tutti giocano la parte dei fotografi amatoriali con macchine e cellulari digitali, gioca a fare da modella possibile per tutti i "novelli" fotografi.
Nikki S. Lee, Part 15



Nikki S. Lee, Part 9


Con lʼultima serie, Parts,  N.S. Lee esplora gli scatti fotografici e la loro stratta dipendenza dalla narrazione. Aggiunge infatti altri livelli di interpretazione, indicando l' importanza della lettura delle immagini: toglie  infatti alcune parti dalle immagini, come le persone, i palazzi, gli skylines che modificherebbero la narrazione compiuta dall'immagine. Chiude poi  lʼimmagine con una  cornice bianca, indicandone l'incompletezza.


TIM LEE  ( Corea, 1975)





The Move, The Bestie Boys, 1998
The Move, Beastie Boys, 1998
Nel 1998 i Bestie Boys realizzarono Hello Nasty, un album hip hop carico di rap di sentimenti nostalgici (erano tre ebrei dellʼupper-middle-class americana che facevano hip hop. Su tre diversi schermi B/ N, lʼartista  assume le espressioni facciali, le pose e il canto di ciascuno dei tre del gruppo. 


YASUMASA MORIMURA, (giapponese, Osaka, 1951)




Manet, Olimpia,




YM, Olympia,


Portrait (Futago) 1988-90,
Lui stesso interpreta l'Olympia di Manet e la serva. Eʼ unʼimmagine nello specchio, di sé stesso come Olimpia.


CINDY SHERMANN, (americana, 1954)

CindySherman_ Untitlled Film Still.


Sherman, untitled film still
Untitled film still, 1977-78
«In alcuni dei miei ritratti, io vedo una diversa me stessa  che avrei potuto essere, come sarei stata se fossi andata in una direzione diversa da quella dell’ artista, come sarei stata se fossi diventata una agente statale oppure se avessi imparato nelle scuole che voleva mia madre».








TRACEY ROSE (sudafricana, Durban, 1974)
Il suo lavoro è legato soprattutto a temi che concernono la costituzione dell’identità e  le leggi legate alle politiche razziali nel suo paese natale. Lavora con diversi media come il video, la foto e la performance live.
Ciao Bella, per la biennale Venezia 2001, era un video proiettato su 3 schermi. Con 12 personaggi, tutti interpretati dalla stessa  Rose, un set di 12 personaggi femminili, tutte  sedute intorno a un tavolo come a rievocare nell’Ultima Cena. Non eroine, ma stereotipi, un vero cast di  burlesque.
Ciao Bella Ms Cast Bunny, 2001





Ciao Bella, Ms Cast Lolita, 2001


Ciao Bella Ms Cast Cicciolina , 2001


NICOLA COSTANTINO (argentina, 1964)
http://www.nicolacostantino.com.ar/home.php
Peletería Humana
La carriera di Nicola Costantino è iniziata nei primi anni ’90 grazie alla realizzazione della serie Peletería Humana costituita da vestiti e lussuosi soprabiti in pelle umana e decorazioni di capelli naturali, cuciti con una particolare tecnica di design di moda. Tra le sue opere più importanti si ricorda Chanchobolas (1997), una serie di sculture animali che trova seguito in Friso de nonatos (1999) e Animal Motion Planet (2004). Nel 1998 ha partecipato alla Biennale di San Paolo proprio con Peletería Humana, una vetrina composta da manichini che indossavano i suoi vestiti



Savon de corpo, 2004
Nel 2004 con lo slogan “Fai il bagno con  me” ha proposto un’opera molto particolare e provocatoria, Savon de Corps, presso il Buenos Aires Museum of Fine Arts. Si trattava di un’installazione costituita da cento pezzi di sapone prodotti in parte con il grasso del corpo dell’artista ricavato da un intervento di liposuzione a cui si era precedentemente sottoposta [una delle sculture di sapone è stata stimata tra € 1.470,00 - € 1.960,00 presso la casa d’aste Bruun Rasmussen di Copenaghen].  Quest’ultima opera ha segnato un punto di svolta decisivo nella carriera dell’artista poiché da quel momento in poi Nicola diventa artista, modella e materia prima, allo stesso tempo, delle sue opere. Femminista convinta, il suo era un modo per denunciare la patologica ricerca della bellezza, della perfezione estetica che è imposta alle donne.














Rapsodia Inconclusa (Unfinished Rapsody) 2013
Nicola Costantino è stata scelta per rappresentare l’Argentina in occasione della 55a Biennale di Venezia. Qui la Costantino ha realizzato  una nuova installazione in cui riprende i temi del femminismo, stavolta sfruttando l’eleganza e la potenza di una figura come quella di Eva Perón. Il video Rapsodia Inconclusa (Unfinished Rapsody) analizza e decostruisce una figura che è stata sempre vista in maniera parziale e ideologica, attraverso due video-installazioni (Eva los sueños e Eva el espejo – Eva i sogni e Eva lo specchio), un oggetto-macchina (Eva la fuerza – Eva la forza) e una scultura quasi astratta (Eva la lluvia – Eva la pioggia): quattro opere che colgono – da diverse angolazioni – in un originale gioco comunicativo, l’anima “vera” di Eva nella sua peripezia tra personale e politico, tra reale e fittizio, tra privato e pubblico.
Lo spazio rappresentato è la sua casa: il soggiorno, la sala da pranzo, lo studio e la camera da letto, dove si muove nella quotidianità di sei momenti diversi della sua vita. Lungo le tracce di un unico spartito esistenziale co-esistono sei Evita: Eva malata, Eva attrice al tempo dei famosi vestiti stampati a fiori, Eva in una domenica mattina, Eva instancabile, con il tailleur e lo chignon, la regina del popolo vestita Dior per il galà al Teatro Colón.
Alla leggerezza sospesa delle due video-installazioni si affianca la forte presenza di Eva la fuerza (Eva la forza) e di Eva la lluvia (Eva la pioggia). Il primo è un abito-macchina in ferro cromato ispirato al mito che circonda la sua ultima apparizione pubblica, quando il marito divenne presidente per la seconda volta ed Eva, molto malata, sorretta da una struttura occultata dalla pelliccia di visone, salutò la folla dalla macchina.
Eva la lluvia (Eva la pioggia) chiude simbolicamente il percorso. Un tavolo in acciaio inox è coperto da una montagna di lacrime di ghiaccio che si fondono trasformandosi in gocce d’acqua: quelle che caddero incessantemente durante i quattordici giorni di pioggia del suo funerale. Dove il linguaggio si ferma davanti al velo dell’enigma, Nicola Costantino coglie l’eccedenza, l’indicibile, lo stupore e la solitudine di una delle figure mitiche del ventesimo secolo.


PILAR ALBARRACIN (Spagna, Siviglia, 1968)
http://www.pilaralbarracin.com/videos.html

Viva Espana, 2004,
si fa beffe del modello della donna spagnola "andalusa", come cliché.

TRISH MORRISSEY (Irlanda, Dublino 1967, vive e lavora a Londra)
http://www.trishmorrissey.com/index.html





Front, serie di fotografie, 2005
Dal testo della mostra Questioni di famiglia: "Muovendosi tra spiagge inglesi e australiane l’artista incontra casualmente gruppi di persone, a volte famiglie, altre volte amici. A questi chiede di poter entrare a far parte del loro nucleo occupando il posto della figura femminile presente, di solito la madre, imitandone la posa e indossandone i vestiti, persino l’anello nuziale. La figura femminile estromessa  prende il posto dell’artista e scatta la fotografia dalla macchina già preparata dalla Morrissey. Ogni immagine prende il titolo dal nome della donna sostituita che, nella sua presenza-assenza, diviene il fulcro dell’immagine e la sua autrice materiale".



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